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Gay & Bisex

Tommaso scopre il godimento 7


di Uonder24
01.06.2025    |    19    |    0 8.7
"“È strano… pensavo sarebbe stato solo divertimento..."
La zip della tenda si aprì piano, con quel suono secco e discreto che sembrava tagliare il silenzio della notte. Tommaso uscì all’esterno, lasciandosi alle spalle il calore ovattato e gli odori degli umori della tenda. L’aria fresca gli accarezzò la pelle, ancora calda dalla notte, e per un istante rimase fermo, a godersi quella tregua silenziosa.
Il giardino era immerso nella quiete. Solo la luna, piena e pallida, gettava luce sui cespugli e sull’erba, disegnando ombre lunghe e precise. Tommaso si stiracchiò con calma, poi si avviò verso un angolo appartato del giardino.
Senza troppi pensieri, si mise comodo davanti a un cespuglio denso e scuro. Mani intrecciate dietro la schiena, il corpo rilassato, si lasciò andare ad una potente pisciata. Il suono del getto deciso si mescolava con quello lontano dei grilli. Era un momento semplice, quasi primitivo, eppure per lui aveva il sapore di una piccola libertà. Non si preoccupò nemmeno di scrollarsi con precisione dopo: bastava così.
Ritornando verso la casa, camminava a piedi nudi sulle beole ancora un po’ tiepide, con movimenti lenti, sicuri. Attraversò la veranda silenziosamente, come un’ombra familiare, e si addentrò in cucina. Il frigorifero emise un lieve ronzio quando lo aprì, e la luce fredda illuminò il suo volto rilassato. Prese una bottiglia d’acqua e una di tè freddo, bevve a grandi sorsi, poi si pulì la bocca con il dorso della mano. Non aveva fretta. Chiuse il frigo, raccolse tutto con calma e tornò all’esterno. I suoi passi erano felpati, sicuri. Passò davanti alla veranda, sotto lo sguardo silenzioso della luna, e si diresse di nuovo verso la tenda, dove il calore e i respiri dei suoi amici lo attendevano nel buio.
Mentre Tommaso tornava verso la tenda, con l'acqua in una mano e il tè nell’altra, si accorse che quel breve momento di solitudine, il silenzio, il contatto diretto con la notte… gli aveva lasciato addosso una certa tensione. Non era solo il corpo rilassato: era qualcosa di più viscerale. Forse la libertà del gesto, forse il pensiero fugace dei due ragazzi lasciati dietro la tela, fatto sta che, quando sollevò di nuovo la zip della tenda ed entrò, il suo corpo parlava per conto suo e il suo cazzo era di nuovo duro.
Tommaso rientrò nella tenda con passo silenzioso, ancora col sapore della notte sulla pelle. Non fece in tempo a posare le bottiglie che si accorse di non essere il solo a essere sveglio.
Stefano e Diego erano lì, inginocchiati sul materassino, uno accanto all’altro, gli occhi fissi su di lui con un’intensità che parlava chiaro. In quel semi buio, illuminato appena dalla torica, le ombre dei loro corpi sembravano più vicine. Diego fu il primo a muoversi, senza esitazione. Si avvicinò a Tommaso con una fame quasi tenera, spingendosi verso il suo cazzo già duro con naturalezza, come se fosse guidato da un bisogno familiare. Tommaso sentì subito il calore della sua bocca, il contatto della sua lingua. La sua espressione si rilassò, la bocca appena socchiusa in un sussurro che non si udì.
Stefano seguì subito dopo, abbassandosi ancora di più, cercando il punto più nascosto, quello che richiedeva attenzione e fiducia. Si posizionò sotto le palle iniziando a leccare vogliosamente. Le mani di Tommaso si posarono sulle sue spalle con fermezza, mentre apriva leggermente le gambe per facilitare quei gesti. Un brivido lo attraversò, improvviso e profondo, e un respiro e un gemito gli sfuggirono dalle labbra.
Diego si fermò un attimo, sollevando il viso con un’espressione a metà tra il divertito e lo stupito. «Ha un sapore diverso stasera, più acre…» sussurrò.
Tommaso sorrise, appena. «Colpa della notte, forse del tè…o forse della pisciata. Ma vai avanti.» Il tono era calmo, complice.
E così Diego tornò a lui, deciso, mentre Stefano continuava la sua lenta esplorazione, attento a ogni reazione, ogni respiro. Le mani si muovevano sicure, i corpi ormai in sintonia, come se il tempo avesse perso consistenza.
La tenda era immersa in quel silenzio denso, fatto solo di respiri, piccoli suoni umidi e tensione sottile. Tommaso, in piedi, lasciava fare. Il suo corpo era un arco teso tra il piacere e la resa, guidato dalla dedizione dei due ragazzi ai suoi piedi. Tommaso era rimasto immobile solo per un istante, poi il suo corpo aveva iniziato a rispondere con naturalezza all’attenzione dei due ragazzi inginocchiati davanti a lui.
Diego, con un gesto fluido e sicuro, si era avvicinato, avvolgendo il cazzo completamente con le labbra ed ingoiandolo, trattenendolo poi alla base come se fosse una cosa sua. Ormai conosceva a memoria ogni vena e ogni centimetro del suo cazzo e faceva in modo che la sua lingua leccasse avidamente ogni parte. Stefano invece sembrava muoversi con un’intuizione sottile. Le sue labbra, la sua lingua percorrevano la pelle più nascosta, esplorando con lentezza e delicatezza, avvicinandosi sempre di più al buchetto inviolato di Tommaso che pochi avrebbero osato sfiorare. Ogni passaggio della lingua era come una scintilla, e Tommaso non poteva fare a meno di reagire con piccoli scatti involontari, scosso da un piacere che saliva piano, ma deciso. Spinto da quelle sensazioni, Tommaso cominciò a muovere il bacino, seguendo il ritmo che il corpo di Diego gli offriva. Le mani si posarono ai lati del volto dell’amico, non per forzare, ma per guidare, come se volesse fondere controllo e desiderio in un unico gesto. Era un movimento fluido, profondo, carico di intensità, eppure rispettoso, come se i tre parlassero una lingua silenziosa che solo loro conoscevano. La gola di Diego venne pervasa da tutta l’asta di Tommaso e non poté fare altro che ricoprire il suo durissimo cazzo di bava filante. Questo nuovo slancio aprì ancora di più lo spazio d’azione di Stefano, che ora seguiva ogni movimento con attenzione crescente, adattandosi, scivolando ancora più in basso, esplorando le zone più intime e vulnerabili del corpo dell’amico. Il contatto era caldo, umido. Tommaso chiuse un attimo gli occhi. Si lasciò andare, completamente, al centro di quell’equilibrio perfetto tra accoglienza e desiderio. Ogni gesto che riceveva sembrava amplificare la connessione tra loro, ogni respiro diventava un invito a lasciarsi andare ancora un po’ di più. Era in estasi, l’essere così riverito e venerato dai due ragazzi lo faceva sentire maschio, quasi un Dio. Ci volle poco perché annunciasse che stava per venire. Stefano si spostò allora a fianco di Diego e i due aprirono la bocca ed estrassero la lingua bramando il nettare di Tommaso.
Per contro lui iniziò a masturbarsi con vigore e ciò faceva aumentare il sudore sul suo petto e sui suoi addominali. 4-5 schizzi partirono d’improvviso colpendo il volto e le labbra di entrambi. Si avvicinarono sotto la cappella per raccogliere le gocce che colavano e gli limonarono la cappella, cosa che lui accolse con grande godimento e sobbalzi del corpo eccitato. Diego, non sazio si girò verso Stefano ed iniziò a leccare la sborra che aveva sulla guancia e poi sul labbro e la cosa finì in una dolce e appassionato limone con scambio di saliva e sborra.
Tommaso era sfinito, di nuovo e si buttò sul materassino. I due amici gli si gettarono a fianco. Si girò prima verso Tommaso che gli diede un tenero bacio a schiocco e poi verso Diego che invece desiderava che la sua lingua gli esplorasse il palato. I due ragazzi si avvinghiarono a Tommaso accarezzandogli il petto e non ci volle molto perché lo sfinimento li portasse nel mondo dei sogni.
Dopo circa un'ora, Stefano si ridestò lentamente. L'aria nella stanza era ancora intrisa di quella calma densa che segue momenti carichi erotismo. Si passò una mano sul volto, sentendo la pelle secca e tirata, come a ricordargli che probabilmente si era addormentato con la faccia ancora sporca di sborra. Si alzò piano, afferrando la bottiglietta d'acqua accanto al letto e bevve a piccoli sorsi. Il display della torcia era ancora acceso, fievole, e la batteria ormai quasi a terra. La spense
Accese il telefono, la luce fioca dello schermo illuminò il suo viso stanco ma sereno. Il bagliore raggiunse anche Diego, che si stava riposando con la testa appoggiata sul petto di Tommaso. Aprì gli occhi piano. Si scambiarono uno sguardo carico di complicità. Le loro voci erano sussurri, appena percettibili. “È stato… tutto così incredibile,” mormorò Diego, ancora stupito. “Mi chiedo cosa succederà quando Tommaso se ne andrà.” Stefano lo guardò con dolcezza e sicurezza: “Noi ci saremo sempre. Staremo insieme, ci divertiremo e godremo.” Diego sorrise, toccato da quella promessa. “È strano… pensavo sarebbe stato solo divertimento. Ma è stato molto di più.”
Stefano fece spazio sul materassino e lo invitò a sdraiarsi accanto a lui. Il lenzuolino era caldo del calore dei corpi. Diego si avvicinò. “Ti dispiace… che sia stato Tommaso il primo a sverginarmi?” chiese piano, quasi temendo la risposta. Stefano scosse la testa. “Ma no. Anzi. È stato giusto così. Poi io e te avremo tanto tempo per scopare. Sei stato aperto da un bel cazzone e ora il tuo buchetto è ben abituato”
Diego arrossì appena, poi sorrise, stringendosi di più a lui. “E tu… ti lasceresti andare ancora? Con Tommaso?” “Forse,” rispose Stefano, “ma con te… voglio essere io a guidare, a ficcare e farti sentire bello pieno.” Diego trattenne il fiato per un istante, poi fece scivolare la mano con lentezza, con delicatezza, esplorando la pelle dell’amico e poi giù verso il suo cazzo, che in breve rispose e divento semi duro.
“Ho voglia di succhiartelo” disse Diego a bassa voce. “Accomodati” rispose Stefano. Diego si posizionò a lato a quattro zampe. La mano afferrò la base de cazzo duro. Le dita sfiorarono, poi si fermarono, curiose. Il respiro di Stefano si fece più profondo, quasi trattenuto. La lingua di Diego si posò con lentezza e dando delle profonde leccate all’asta, esplorando tutta la venosità del cazzo di Stefano. Si muoveva come se stesse assaporando qualcosa di prezioso, specialmente quando la lingua andava ad esplorare la morbida e succosa cappella. Stefano sentiva piccoli brividi salire lungo la schiena, specialmente quando la lingua sfiorava certe zone sensibili, attorno alla pelle più delicata. Teneva le labbra chiuse e nel buio si sentiva solo il rumore delle leccate e il sibilo del suo respiro godurioso. Poi, in un gesto fluido, Diego si stese su di lui. I loro corpi, caldi e leggermente umidi, si cercavano naturalmente, pelle contro pelle, cazzo contro cazzo. I fianchi si allineavano in un incastro perfetto, la tensione tra di loro palpabile, viva. Diego si lasciò andare a un bacio lungo, profondo, come se volesse dirgli tutto quello che le parole non riuscivano a esprimere. Le loro bocche si cercarono nel buio, affamate e morbide al tempo stesso. Le lingue andavano in profondità esplorando il palato dell’altro. Stefano fece scorrere una mano tra i capelli dell’amico, poi lungo la sua schiena, lentamente, fino a raggiungere i fianchi e le chiappe. Le sue dita si strinsero intorno alla curva morbida del corpo di Diego, come a volerlo ancorare a sé, tenerlo più vicino, ancora più vicino. Diego allargo le gambe in modo che il cazzo duro di Stefano si appoggiasse perfettamente sulla fessura divisoria delle chiappe. Stefano afferrò il suo cazzo e lo spinse contro il buco di Diego che muovendosi lievemente indietro agevolò la penetrazione. Il culo di Diego era bollente ed umido. Stefano iniziò a muoversi in modo da scoparlo lentamente, dolcemente. Diego iniziò a gemere. Il cazzo entrava ed usciva per quasi tutta la lunghezza e Diego muoveva i fianchi ritmicamente come per “mangiarsi” il cazzo di Stefano. Stava scoprendo che era bellissimo strizzare il culo quando il cazzo usciva, sentiva la cappella di Stefano gonfiarsi e pulsare.
La luce improvvisa della torcia si riaccese, rischiarando la stanza con un alone tremolante. I corpi si fermarono un istante, sorpresi, le ombre proiettate sulle pareti della tenda. Tommaso, svegliatosi per il suono dei respiri affannati e dei sussurri carichi, li osservò con mezzo sorriso, gli occhi ancora velati dal sonno ma accesi da qualcosa di più profondo. “Ehi, porcelli…” disse a bassa voce, la battuta leggera ma intrisa di un’energia nuova. “State continuando senza di me, eh?”
Diego si voltò appena, ancora poggiato sul corpo di Stefano, e gli rivolse uno sguardo divertito, malizioso. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso che diceva più di mille parole. Senza interrompere il contatto, si sollevò leggermente, come a mostrarsi, a invitare, e riprese a scopare il cazzo di Stefano, a pomparglielo con il culo.
Tommaso li osservava in silenzio, ma dentro di lui qualcosa era cambiato. Quella scena, così viva e carica, gli accese un fuoco nuovo. Non era solo attrazione: era qualcosa di più viscerale ed animale. Un senso di controllo, di guida, come se dovesse prendere in mano la situazione, come se quei due spiriti liberi avessero bisogno di qualcuno che li tenesse uniti, che li conducesse. L’aria nella stanza si fece più densa, come se il tempo stesso rallentasse per lasciar spazio a ciò che stava per accadere. Nessuno parlò per qualche secondo. Non ce n’era bisogno.
Tommaso si alzò, il suo cazzo era nuovamente eretto quasi a 45 gradi. Si mise in ginocchio e si posizionò dietro Diego. Gli mise le mani sulle spalle, gli diede dei piccoli baci sulla schiena e poi lo spinse verso il basso. Poteva ora ben vedere il cazzo di Stefano dentro il culo bello aperto di Diego. Il buco avvolgeva completamente il cazzo. Tommaso fu preso da irrefrenabile voglia. Posiziono il suo cazzo a contatto con quello di Stefano e poi spinse. Diego sentì la forzatura, qualcosa come se lo stesse lacerando. Tommaso stava cercando di entrare nel culo insieme al cazzo di Stefano. Diego emise un vero urlo di dolore, Stefano dovette tappargli la bocca. Non curante di ciò, anzi ancor più infoiato, Tommaso spinse e finalmente la sua cappella si fece strada. La pelle del buco era completamente tirata e Tommaso spinse sempre di più finche metà cazzo fu dentro. Per Stefano la sensazione fu stupenda. Sentiva il contatto con l’altro cazzo e lo strusciare sul suo lo aveva eccitato. Le due cappelle erano ora a contatto. Diego spingeva la testa indietro e ansimava di dolore “Ahi, ahi, è troppo così”. “Piegati in avanti e lasciati scopare, vedrai che fra poco godi” disse Tommaso con tono fermo. E fu lui il primo ad iniziare a scopare. Incitò poi anche Stefano a muoversi a ritmo alternato. I due cazzi iniziarono a scopare il culo di Diego come due pistoni alternati. Stefano e Tommaso gemevano ampiamente anche per lo strofinio reciproco dei cazzi.
Diego gemeva ma con dolore e continuava a ripetere: “così mi spaccate il culo!”, ma non provava nemmeno a mettere fine alla doppia penetrazione. I lamenti ansimanti di Diego proseguivano mentre i due cazzi gli levigavano letteralmente il culo. Improvvisamente un calore iniziò però a farsi strada risalendo dal perineo fino al bacino. Diego sentii una nuova sensazione, come se dovesse fare pipi ma nello stesso tempo qualcosa che non potesse controllare. Iniziò così a gemere diversamente, di godimento, senza ritegno. Gli altri non capirono bene, ma Stefano sentii all’improvviso la sua pancia bagnata. Il cazzo di Diego stava squirtando, piccoli spruzzi di sborra gli colarono dal cazzo, formando un piccolo laghetto intorno all’ombelico di Stefano. “Guarda come gode, che cavolo, sta sborrando da solo” disse Stefano stupefatto. Passò un altro interminabile minuto e Stefano schizzò il suo nettare dentro il culo di Diego.
Ma Tommaso invece persisteva, anzi aumentava la velocità e i colpi di bacino. Una tale forza che gli consenti di espellere il cazzo di Stefano che iniziava ad ammosciarsi. Tommaso poteva percepire che stava mixando la sborra di Stefano nel culo di Diego, era percepibile il suono tipico di quel sciak sciak liquido. Passarono un paio di minuti e Tommaso finalmente scaricò il suo carico di sborra calda e densa nelle viscere di Diego. Quando estrasse il cazzo, ci furono tre scoregge consequenziali del povero Diego che gli consentivano di squirtare la sborra direttamente sulle palle di Stefano, sotto di lui. Tommaso poté vedere il buco slabbrato di Diego, il bordo labbra quasi violaceo e la rosellina del suo sfintere interno. Diego si sollevò dolorante e sfinito ma si abbassò immediatamente per ripulire le palle di Stefano e il cazzo di Tommaso. Uno slurping eccezionale di sborra. Poi si sollevò con un immenso sorriso continuando a leccarsi le labbra. Tommaso gli fece un buffetto. “Ti abbiamo proprio rotto il culo, eh!” esclamò Tommaso. “Stai bene?” chiese Stefano. Diego si toccava ripetutamente il buco del culo meravigliato di quanto fosse aperto. “Speriamo torni normale” disse Diego. “Ma su dai, non ti preoccupare. Pensa alle pornostar che prendono centinaia di cazzi”. Disse Tommaso per rassicurarlo.
Diego si accoccolò accanto a Stefano, che prese ad accarezzargli la testa e a tranquillizzarlo ancora sul fatto che il suo buchetto sarebbe tornato normale. Tommaso si buttò dall’altra parte. Guardò lo smartphone che segnava le 4 di notte passate. Si addormentarono in quell’ambiente ancora pieno dell’odore dei loro umori adolescenziali
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